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Ti interessa migliorare la relazione con tuo figlio?

Ma prima ancora, sai apprezzare te stesso, quello che c’è di buono nella relazione e in tuo figlio?

Se la tua risposta (onesta) è “NO” o “NI”, la riflessione su questa domanda potrebbe rivelarsi un buon stimolo per lavorare in una direzione precisa.

Ascoltati bene mentre rispondi.

Quando un genitore viene nel mio studio e pongo il quesito “Mi dici una bella caratteristica, una qualità o qualcosa che ti piace di te?” Oppure “…di tuo figlio?”, o ancora “…della vostra relazione”, la prima cosa che cerco di osservare è la facilità/difficoltà con cui risponde.

Quante voci riesci a nominare? Se la risposta che segue è un silenzio imbarazzante o una lista composta di sole due, tre qualità, allora sento che abbiamo trovato una prima pista di lavoro per migliorare la relazione con tuo figlio. Infatti non credo possibile che non vi siano almeno un pugno di risorse, di aspetti positivi da riconoscere. Il mio lavoro è aiutarti in questo primo compito. Riconoscere che ci sono cose belle, dare loro un nome. Poi sicuramente c’è qualcosa che non andrà tanto bene, che crea disagio, sofferenza o motivo di scontro.

Ma il mio consiglio è di:

  • allenarti a riconoscere le piccole cose belle, positive,

  • riuscire a nominarle, dentro di te (potresti anche scriverle)

  • comunicarle anche al diretto interessato, tuo figlio in questo caso. Trovandovi spesso ai ferri corti, va a finire che proprio lui si sia dimenticato le cose belle di sè, soprattutto se è adolescente!

Secondo aspetto che osservo di fronte alla risposta alla domanda “Cosa c’è di buono in tuo figlio (o nella vostra relazione)?” è la struttura della frase. In particolare una parolina fatidica che spesso purtroppo segue alla frase proferita dal genitore: “MA”, oppure sua sorella gemella “PERÒ”. 

Immagina la scena: ti ho posto la domanda e tuo figlio è lì con te che ascolta curioso, o prevenuto con i suoi pregiudizi, le tue prossime parole. E tu esordisci con “è un ragazzo cordiale e creativo MA

MA…

comunica una qualità senza crticare

… Ma è pigro e non si impegna affatto”.

Ti ripeto ora la domanda: ti interessa migliorare le relazioni con tuo figlio?

Ecco, te lo dico francamente, hai mandato tutto a…pu…rtroppo hai rovinato un buon momento. Tuo figlio, pure incredulo, ode dalle tue labbra – da troppo tempo inacidite da toni e parole intrise di tossicità, fastidio, insofferenza  (ovviamente a causa dei suoi comportamenti, questo è fuori discussione) – una frase di stima e tu cosa fai? Spari, non a salve, quel “MA”!

Infatti, facci caso, l’attenzione del tuo interlocutore andrà sulla porzione di frase che c’è prima o dopo il “ma”? E con quale effetto?

Bene, è allora che cosa puoi fare da oggi? Molto semplice. Ti fermi alla prima parte della frase e invece della virgola, cui seguirebbe la proposizione avversativa “ma” o “però” (o quella che ti pare, non fare il pignolo!), ci metti un bel punto!

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Il rischio che rimangano in memoria più gli aspetti negativi che quelli positivi e per un giovane questo significa a volte un giudizio, un’etichetta che potrà a faticare a togliersi. A tale proposito leggi anche l’articolo Lieto fine VS “Non farai mai nulla di buono!”

Riassumendo:

  • Allenati a riconoscere le cose belle della tua relazione, di tuo figlio e, aggiungo ora, anche di te stesso
  • Esercitati a comunicare, a esprimere le qualità, le cose positive che riconosci
  • Fermati lì con un bel punto. Come amo ripetere in circostanze come queste, “Fare di meno qualche volta è fare di più”

Se verrai nel mio studio con tuo figlio, da oggi sei preparato su questo 😊

 

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